Le differenze quotidiane Ancora anni di piombo in attesa dell'età dell'oro?

Ritorno agli anni di piombo? Questa è la domanda che oggi, in Italia, qualcuno potrebbe porsi. I principali giornali parlano di “rischio di escalation” del terrorismo, con le parole del ministro Cancellieri, con i risvolti politici e non solo. In realtà la situazione di crescente disagio non riguarda solo la nostra penisola. Nel resto del mondo, tra proteste continuate, movimenti estremisti e disordini sociali, sembra acuirsi ulteriormente una condizione generale di malcontento che nessuno riesce a capire fino a dove possa arrivare.

La Stampa
Edizione speciale per il quotidiano di Torino che domenica 13 maggio 2012 è “avvolto” da una copertina dedicata ai vent’anni dalle morti di Falcone e Borsellino. Tra foto private dei due, interviste esclusive e retroscena di ogni tipo, il giornale di Calabresi racconta e spiega in modo ammirevole la storia e le gesta di due uomini che rappresentano la parte più fiera di un paese oggi in declino. Addentrandoci nelle pagine tradizionali, troviamo l’allarme terrorismo visto dal governo, che teme un crescendo degli attentati; vengono perciò analizzati i fattori che inducono all’odio più estremo e le reazioni dei ministri in seguito alla molotov davanti alla sede livornese di Equitalia. In seguito si parla della crescita, con il decreto salva-imprese e l’asse Parigi- Bruxelles a rilanciare la rinascita europea. La questione del voto in Grecia è ben affrotanta, così come la nuova emergenza clandestini in arrivo dalla Libia. Infine, un interessante Primo piano sugli Indignados di tutto il mondo, tra vecchie rivendicazioni e nuovi metodi di protesta pacifica.

La Repubblica
Le prime pagine tutte dedicate all’ondata di terrore che il nostro Paese sta vivendo, con alcuni interessanti articoli sulle “scorte potenziate” per politici e manager, i più esposti agli attacchi. Un’intervista a Befera, direttore dell’Agenzia delle entrate, ci spiega che la “lotta all’evasione continuerà”, e le dichiarazioni piuttosto dirompenti dalla Bce, secondo la quale, qualora la Grecia uscisse dall’Euro, “non sarebbe una catastrofe”. In seguito uno sguardo alla situazione politica in Germania e Francia, con Hollande stoppato immediatamente dai commissari europei in merito alla volontà dei francesi di rivedere i trattati Ue. Restando all’estero, ci viene presentata la rivoluzione rosa che sta attraversando la politica algerina, con oltre il 30 per cento di donne in Parlamento.

Corriere della Sera
La prima pagina non si concentra sul terrorismo ma sulle riforme spinte dal duo Napolitano-Monti. Si continua con l’esposizione delle nuove regole che il premier intende attuare per la crescita, e ci si sposta in Europa, a parlare della tormentata storia dell’Euro. Dopodiché viene affrontato il tema violenza, anche qui con le parole dei ministri Severino e Cancellieri. La vicenda molotov-Equitalia è destinata a far parlare ancora a lungo del rischio terrorismo e induce grandi gruppi industriali (Finmeccanica soprattutto) a rivolgere parole di difesa, da chi li dipinge come “cattivi senza scrupoli”. Prima di arrivare alla elezioni regionali in Germania, che vedono la Merkel in bilico, si passa per l’emergenza clandestini in Libia. Nelle pagine di cronaca ci vengono proposte la parole del procuratore anti mafia Piero Grasso ad elogiare il lavoro di questi anni svolto da Berlusconi per ostacolare la criminalità organizzata.

Il Giornale
Il giornale di Sallusti si concentra proprio sulle parole di Grasso, che “sbugiardano” tutti coloro che hanno sempre accusato il Cavaliere di essere stato, almeno in passato, vicino agli ambienti di Cosa nostra. L’allarme immigrazione viene visto con grande preoccupazione, tanto che in un articolo viene considerato “folle” aver eliminato Gheddafi. Poi si parla di terrorismo, con le parole di denuncia nei confronti degli atti violenti contro la legalità. Politica interna e qualche pezzo estero completano il quadro.

Sembra che in una settimana sia successo di tutto. Il crescente malcontento che aumenta in ogni parte del mondo non può non essere letto come l’effetto di una delle crisi più dure del dopoguerra. Le istituzioni e gli uomini tenuti a risolvere la situazione, però, spesso sono quelli che, in sedi diverse, erano a capo del sistema che la crisi l’ha indotta. Una sorta di circolo che sembra auto rigenerarsi, a discapito di una moltitudine sempre più arrabbiata.

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