Si riaprono le porte del Cibali, il Catania ospita quest’oggi il Bologna. All’andata fu un clamoroso 4-0 per i rossoblu, ma adesso le cose sono cambiate: gli etnei sono un rullo compressore in casa.
Affluenza allo stadio molto lenta; alla fine si contano poco più di 12.000 spettatori, con pochissimi bolognesi al seguito. Alcune scuole calcio sono sistemate in curva sud, mentre nella zona del club di Piazza dei Martiri campeggia, per la prima volta, una bandiera “No Muos”.
Il clima è caldo, gli ultras della Sud entrano cantando: «Alè alè ohhh/alè alè ohhh/e tanto già lo so/che l’anno prossimo/tu giochi il sabato!», primo sfottò verso il Palermo, sempre più giù in classifica. Orgoglio catanese che echeggia nelle curve, con due piccoli striscioni che recitano “95100” e “095” (rispettivamente CAP e prefisso telefonico di Catania).
Si prepara il consueto lancio di carta per l’ingresso in campo, con qualcuno che ha portato pure i coriandoli di Carnevale avanzati al figlio. Distribuendoli ai tifosi vicini, uno si astiene: «A mia no: l’ultima vota ca lanciai i coriandoli o’ stadiu mi desuru ‘u Daspo!»
Le squadre salutano il pubblico, con la Nord che innalza i propri cori ed i propri bandieroni. Inizia la gara; il Catania, come sempre, parte bene. Non sono molte le azioni da gol, la gara è giocata prevalentemente a centrocampo. In Curva Sud, intanto, compare uno striscione: “Oltre ogni rivalità, Bergamo di mentalità”, in risposta alle scritte esposte dagli ultras dell’Atalanta domenica scorsa.
Arriviamo così al 40’, con Gomez che crossa dalla sinistra, testa di Bergessio, palo! Mezzo stadio era già saltato in piedi, convinto che la palla fosse entrata. L’azione si conclude poi in calcio d’angolo; dal corner va Lodi, spiovente in area, svetta la “tigna” di Almiron, GOOOOOOOL!!!! 1-0!!!!
Catania in vantaggio e squadre che vanno al riposo tra gli applausi del Massimino. Nell’intervallo in molti si improvvisano meteorologi, cercando di interpretare questo cielo nerissimo lato Etna, con nuvoloni spinti a sud dal forte e fastidioso vento. C’è da dire, però, che quando ricompare il sole la giornata sembra primaverile.
Dopo questo intermezzo col naso in su, ci si rifionda con lo sguardo sul perfetto green del Cibali, dove rientrano in campo i 22 giocatori. Maran manda a scaldarsi Adrian Ricchiuti, ma il primo cambio è Biagianti per Almiron, che esce tra gli applausi scroscianti del pubblico.
Il Bologna sembra essere più incisivo e schiaccia il Catania nella propria trequarti; il pubblico soffre e prova a sostenere i rossazzurri. Sugli spalti si prova ad alleviare la tensione: «Auuu Ricchiuti, vidi ca Maran si scurdau di tia!», «Bonu, surasti: ora ti po’ fari a doccia!».
Intanto le due curve espongono delle scritte: nella Nord si legge “Tu mi tesseri, io non ti voto” (striscione apparso contemporaneamente anche in altri stadi d’Italia), nella Sud campeggia “Cellino libero subito”.
Il Bologna mette in campo tutte le sue pedine migliori, sfiora il gol in un paio di occasioni, tanto che Maran alza il muro difensivo inserendo Legrottaglie (acclamatissimo). A pochi minuti dalla fine, poi, viene chiamato anche Ricchiuti: «Ohh, finalmente lo fa entrare!», «Ma quale, ci sta dando le chiavi dello spogliatoio dicendogli “Adduma ‘u scaldabagno ppa doccia!”»
In realtà Adrian entra, ed è proprio lui a servire un pallone d’oro ad Izco, che manca il colpo del ko. Ma ormai siamo giunti agli sgoccioli, tutto lo stadio si alza in piedi cantando. Triplice fischio!!!
Tripudio sugli spalti; i giocatori si riuniscono in cerchio al centro del campo e poi corrono sotto i quattro settori dello stadio a raccogliere l’ovazione dei tifosi.
Uscendo dallo stadio, le radio dei gelatai trasmettono la conferenza stampa di Pulvirenti; è un discorso storico: il Catania, ottenuta la salvezza, per la prima volta cambia ufficialmente obiettivo, puntando all’Europa.
Certo, ci vorrebbe una cornice di pubblico di gran lunga superiore; ma siamo convinti che già tra due domeniche ci sarà il tutto esaurito: non solo perché arriverà l’Inter, ma perché la gente inizia a rendersi conto che, d’ora in avanti, sognar non costa nulla… giusto il prezzo del biglietto!