Stadio “Massimino”, ore 10,00: si aprono i cancelli, già gremiti i varchi d’accesso. Tutto esaurito per la sfida alla capolista, fuori dall’impianto si sentono incessanti i cori delle due tifoserie. Spettacolo nelle tribune, assiepate da 21.000 spettatori, con tanti juventini (mascherati da scarpette rossazzurre appena comprate) nei settori dei tifosi di casa.
Sfottò e tifo incessante da entrambi i fronti. Gremito il settore ospite, con tutti i principali gruppi della curva juventina ed i tanti club siciliani di fede bianconera. Rispondono a tono i tifosi rossazzurri, calorosi e carichi per la grande sfida che più di tutte profuma di serie A.
In Curva Nord, dopo sei anni, c’è il ritorno dei tamburi: un boato accoglie l’ingresso del gruppone di ultras e brividi corrono lungo la schiena di tanti tifosi ai primi rintocchi. In tribuna B campeggia uno striscione della scuola calcio di Giovanni Marchese, nonché una scritta del club Assoro per un tifoso scomparso. Carichi come sempre anche gli ultras della Curva Sud che espongono un grande messaggio per i giocatori rossazzurri: “Vulemu unnici liuni”, insieme ad un’altra scritta contro limiti che si vedono solo in Italia: “Trasferte libere”.
Tanti altri striscioni, tra cui un “Conte piangi piangi”, che il tecnico della Juve difficilmente avrà letto, relegato nei box in alto alla tribuna stampa. Nella Nord, con uno stendardo, un catanese ricorda la data odiera agli avversari: “Juventino, oggi è 28, non 30!”; un altro irride il portiere bianconero: “Buffon, ta facisti a jucata?”.
Il Cibali è una bolgia, uno spettacolo, un manifesto di sport ed un’immagine che in questo anticipo di pranzo verrà vista in diretta da mezza Europa. All’ingresso in campo delle squadre grande coreografia della Curva Sud con una imponente coriandolata; striscioni di incitamento nella Nord (dove poco dopo, però, accade il parapiglia, con l’ennesima lite tra frange contrapposte della tifoseria etnea, sedata solo dopo diversi minuti).
Nel resto dello stadio l’incitamento è incessante. Il Catania soffre la Juve, ma il nuovo modulo sembra tenere, con una convincente prestazione dell’esordiente Rolin. Dopo venti minuti la svolta: cross di Marchese, tiro di Lodi, palo!… arriva Bergessio… GOOOOOOOLLL!!! Esplode il Massimino, esultanza indescrivibile.
…ma passa poco meno di un minuto e…incredibile… rete annullata per fuorigioco! Sconcerto e sgomento sugli spalti, inizia un tam tam di telefonate a casa per capire cosa sia successo. Poi la conferma: il gol era regolarissimo! Lo stadio si infiamma, soprattutto dopo che Pulvirenti viene allontanato dalla panchina per proteste. Da qui cambia la gara: sembra un arbitraggio a senso unico, con ben cinque ammonizioni tra le fila rossazzurre ed un Cibali che inveisce e che si sgola ad ogni decisione del sestetto arbitrale, gridando allo scandalo.
A fine primo tempo inevitabile una pioggia di cori contro il giudice di gara ed incredulità per ciò che si sta vedendo: «Non ci credo, ma che partita sta arbitrando?» si chiedono in tanti, senza trovare risposte.
Al rientro in campo il pubblico torna a spingere i rossazzurri. Il Catania ci mette il cuore, Izco è stoico nel bloccare puntualmente Asamoah sulla fascia, ma l’impressione è che la partita si sia messa davvero male. E dopo poco arriva il patatrac: tiro di Bendtner, parata di Andujar, ma Vidal appoggia facilmente a porta vuota: 0-1. C’è rassegnazione in tribuna, ma arriva una pioggia di sms da chi guarda la partita da casa: il gol era da annullare per fuorigioco! Altro errore, il clima allo stadio è incandescente, in molti restano senza voce per le proteste e le grida, è una pioggia di “ladri, ladri” e “vergogna”. I rossazzurri restano addirittura in dieci uomini per l’espulsione di Marchese.
Si prova a sdrammatizzare, si cerca di riderci sopra: Andujar fa un rinvio sbilenco ed il solito “scunchiurutu” in tribuna si chiede: «Ma c’avi i scappi de cinisi?». Risate che si spengono presto, nell’amaro di uno spettacolo che appare indecente. La partita scivola via, con tante occasioni sprecate dalla Juve (strepitoso Andujar in diverse parate, che strappano applausi e consensi) ed una generoso finale dei rossazzurri che però non porta a nulla.
Finisce così: 1-0, ma 0-1 per Gervasoni. La Juve ha sicuramente giocato meglio, ma gli applausi sono tutti per il Catania, con cori di indignazione nei confronti degli arbitri e dei bianconeri. Uscendo dallo stadio l’attenzione è rivolta alle radioline per ascoltare le dichiarazioni di Pulvirenti, che in effetti sono arroventate. «Fa bene a farsi sentire, ora basta! Meritiamo rispetto!». Parere condiviso da moltissimi, ma questo poco importa. Ciò che importa è che, nel frangente del gol annullato a Bergessio, si è assistito ad una situazione imbarazzante. Il regolamento prevede che in caso di dubbio sul fuorigioco il guardalinee non debba alzare la bandierina. Qui, invece, il sig. Maggiani, dopo essere corso verso il centrocampo assegnando il gol, è ritornato incredibilmente sui suoi passi dopo le proteste della panchina bianconera. Doppio errore quindi!
Spiegateci tutto questo, spiegateci cosa abbiamo guardato oggi. Al di là degli strascichi, degli insulti, della lite in sala stampa, delle giustificazioni sconclusionate dei media, vorremmo capire davvero come si sia potuto arrivare a quella decisione sbagliata, incoerente, irrazionale, pazza, assoggettata, soggiogata o scegliete voi come sia opportuno aggettivare.
Di certo solo una cosa: uno stadio così pieno e così caloroso, con le coreografie, i tamburi, i cori incessanti (e senza le risse tra tifosi) è ciò che vorremmo vedere ad ogni partita. A cominciare da domenica, contro la Lazio.
PS
Mentre inserivamo on-line questo pezzo, arriva la provocazione di Pulvirenti: «Rigiochiamo la partita». Ovviamente non se ne farà nulla ma in fondo sono le parole più sensate sentite fino ad ora.