Anna Finocchiaro: «Riscoprire lo spirito costituzionale della carica di parlamentare»

Le vicende politiche che stanno coinvolgendo l’Italia negli ultimi mesi offrono spunti per profonde riflessioni su come si stia evolvendo l’assetto istituzionale del Paese. Il modo in cui il governo tecnico guidato da Monti stia trasformando la rappresentanza parlamentare ed i rapporti tra Stato e cittadino è un tema molto dibattuto negli ultimi tempi e la facoltà di Scienze Politiche di Catania ha colto l’occasione per discuterne approfonditamente in una conferenza dal titolo “Il Parlamento al tempo del Governo tecnico”.

L’incontro, tenutosi lo scorso lunedì 2 aprile presso il polo didattico di via Gravina ed organizzato dal Dappsi (Dipartimento di Analisi dei Processi Politici, Sociali e Istituzionali), rientra in un ciclo di appuntamenti che ha già visto la presenza nei mesi scorsi del leader dell’Udc Pierferdinando Casini e che accoglierà prossimamente il Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo. In questa occasione, invece, l’ospite è stata Anna Finocchiaro, capogruppo al Senato del PD, con la presenza del rettore dell’ateneo Antonino Recca, del preside della facoltà Uccio Barone, del direttore del Dappsi Giuseppe Vecchio e del costituzionalista Giuseppe Barone.

Nella sua lectio magistralis la senatrice ha ripercorso alcune tappe dell’evoluzione del sistema di governo, dal «passaggio negli anni ’80 da un parlamentarismo compromissorio ad un parlamentarismo maggioritario, con la legge Mattarella del ’93 che si proponeva di ridurre la frammentazione politica, fallendo palesemente», fino alla nuova legge elettorale del 2005, il “porcellum” di Calderoli, la quale «pone delle riflessioni importanti: può un Parlamento di nominati essere rappresentativo e responsabile? La fedeltà al leader di partito si traduce in poca autonomia nell’attività parlamentare, con una repressione dell’iniziativa parlamentare stessa. Ciò – ha proseguito la Finocchiaro – nonostante la forte responsabilità conferita dal Trattato di Lisbona ai parlamenti nazionali, provocando così l’incapacità del sistema politico nazionale di adempiere gli impegni presi a livello europeo».

Ma il cuore della questione, sottolinea la Finocchiaro, è legato al senso stesso del parlamentarismo: «Le accuse rivolte al Parlamento sono l’incapacità di garantire la stabilità del governo, la poca efficienza, la mancanza di decentramento, i costi elevati e soprattutto l’irresponsabilità, poiché in ciascun parlamentare è venuto meno lo spirito costituzionale della carica ricoperta».

Qual è, ci si chiede allora, l’evoluzione che si profila? Che effetti ha avuto l’insediamento del Governo tecnico e come si trasforma il Parlamento di fronte ad esso? «A mio parere è proprio il senso del parlamentarismo che sta riemergendo grazie al Governo tecnico. Questo – conclude la senatrice – è un elemento da tenere in stretta considerazione in questo periodo di crisi e di scelte impopolari, soprattutto se e quando ci accingeremo a votare una nuova riforma del sistema elettorale. Sarebbe un ritorno al protagonismo politico che permetterebbe di rimetterci in gioco anche a livello europeo».

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