Due passi alla Villa Bellini

La Villa Bellini di Catania, da quando oltre un anno fa è stata riconsegnata al pubblico, è davvero uno spettacolo. Al di là dei commenti e delle critiche più o meno autorevoli e competenti su come siano stati condotti i lavori e su alcune decisioni prese dai progettisti, passeggiare (o andare a correre, come hanno ripreso a fare in tanti) per il giardino storico catanese è davvero un piacere.

Facendo due passi in questi giorni di festa, tuttavia, emergono alcune lacune che sminuiscono il fascino senza tempo di questo luogo. Qualche pianta poco curata, qualche fontana non funzionante, qualche tubo dell’irrigazione troppo a vista e soprattutto tanti lampioncini rotti e tante scritte su muri e statue.

Il Viale degli Uomini Illustri, oggetto di un’accurata opera di restyling durante i lavori, sta lentamente tornando alle condizioni di prima: statue scarabocchiate (nella foto si nota ciò che è toccato all’illustre Stesicoro) o mancanti (ad esempio quella di Frontini, presumibilmente ancora in restauro), qualche lampada non funzionante.

Il tunnel che collega il Chiosco della Musica, nella collinetta sud, al Viale degli Uomini Illustri è completamente deturpato da scritte e graffiti, nonché maleodorante perché usato come latrina (e pensare che proprio questo particolare era stato sottolineato più volte nei giorni dell’inaugurazione, evidenziando l’esigenza di controlli continui proprio in quel punto al di là del sistema di videosorveglianza).

Lungo i vialetti, inoltre, alcune piccole porzioni di mosaico sono saltate (come nella parte dell’ingresso di via Tomaselli) e sono diversi i lampioncini danneggiati – ma basterebbe davvero poco per ripristinarli, in alcuni solo cambiando le plafoniere rotte.

Sarebbe opportuno, infine, aumentare gli spazi dedicati ai giochi per i bambini e bisognerebbe far chiarezza, una volta per tutte, su quale sia il futuro della collinetta nord, cioè se e quando ricostruire la Casina Cinese distrutta da un incendio (le cui dinamiche non sono ancora del tutto chiarite) nell’ormai lontano agosto 2001.

Avvicinandoci al periodo più atteso dell’anno – quello delle festività agatine, in cui la città si gioca la faccia e prova a far vedere il meglio di sé, attirando migliaia di turisti da tutto il mondo –, curare questi piccoli dettagli del polmone verde appena riconsegnato ai cittadini sarebbe un segno tangibile dell’attenzione verso la cosa pubblica da parte dell’amministrazione comunale.

Del resto, se dopo tanto tempo e tanti soldi spesi non si fa nulla per mantenere i risultati ottenuti, sarebbe una vergogna (l’ennesima) per l’intera città. La responsabilità della cura di questo luogo è di tutti e siamo fiduciosi che la maggioranza dei cittadini catanesi (come già hanno fatto più volte nel recente passato) saprà dimostrare di possedere la maturità per preservare questo gioiello catanese di inestimabile valore.

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