Da questo numero di Corridoio il nostro Emanuele Rizzo racconterà “la voce degli spalti” raccolte personalmente dalla tribune dello stadio Angelo Massimino di Catania, durante le partite della squadra rossazzurra. Voci, colori e suoni da uno dei luoghi più pittoreschi, a livello umano, della città.
La prima in casa è sempre un’emozione. Quell’attesa trepidante, lunga un’intera estate, finalmente trova sfogo nella prima partita sugli spalti del Cibali, che riapre i battenti per il campionato dopo oltre tre mesi. “Finalmente, stava ‘mpazzennu senza palluni” è la frase più classica.
Il colpo d’occhio è discreto: negli ultimissimi giorni c’è stata un’impennata nella sottoscrizione degli abbonamenti e ciò ha permesso, con 9128 tessere, di pareggiare la cifra dell’anno scorso (giusto un centinaio in meno). Aggiungendo un buon numero di paganti, quest’oggi sono presenti non meno di 14 mila spettatori.
Quello che salta agli occhi affacciandosi dagli spalti è un gradito ritorno di colore nelle tribune. Dopo tanti anni ricompaiono alcuni striscioni storici: quello del Club Massimino di S. Giovanni la Punta, al centro della tribuna B; quello del club di Piazza dei Martiri nella Sud; e quello dei Pazzi Rossazzurri nella Nord.
Anche il tabellone luminoso ha qualche novità: nuova grafica e foto dei giocatori etnei; alla lettura delle formazioni, però, c’è un po’ di scoordinazione tra voce e immagini, così in tribuna qualcuno richiama la speaker con un delicato “alleggiuuuu!!!!”.
Entrano le squadre, si innalzano i cori nelle curve. Nella Nord campeggia un grande striscione: “Gli ultras pagano… pagano sempre”. La Sud – di ritorno dopo l’anno di assenza per protesta – risponde a tono con altrettanti messaggi “d’amore” nei confronti della tessera del tifoso e di Maroni.
Il sole picchia forte, 35° non è certo la temperatura ideale per giocare a pallone. “…e finchè iocunu sutta i corna do suli!”. Effettivamente, sarebbe stato più opportuno sfruttare quest’ultimo giorno della stagione balneare al mare.
“U megghiu sa passa Lanzafame…”, dice qualcuno, visto che il neo attaccante rossazzurro nel primo tempo si piazza nell’unica parte ombreggiata del campo e non ne vuol sapere di uscirne, “mancu ppi sbagghiu”.
Il caldo condiziona fortemente il gioco, lo spettacolo latita, tanto che i sussulti maggiori si hanno quando qualche rara nuvola viene a dar un po’ di manforte agli abbronzati tifosi. I chioschi svendono subito le bottigliette d’acqua fredda, in un continuo viavai di gente anche durante il match: “ma va vuliti taliari ‘sta pattita o no?!”.
Alla fine è uno scialbo 0-0. Parte qualche fischio, forse rivolto più alla Lega (per la geniale scelta dell’orario) piuttosto che ai giocatori. “Signori, a domenica prossima”. “Ma quali! Iu duminica sugnu a mari; ni videmu a ottobre, comu cala a temperatura!”.
Vox populi, vox dei. E chi può dargli torto!