Le festività del Primo maggio, del 25 aprile e del 2 giugno sono state salvate grazie ad un emendamento alla manovra finanziaria approvato dalla Commissione Bilancio del Senato. Le tre feste civili non saranno più accorpate alla domenica successiva. In questo modo sono state salvate le radici antifasciste della Repubblica e il fondamento della Carta Costituente, quella per cui «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro».
Ma dalla scure della manovra non si sono salvate le festività patronali, ad eccezione di quella dei Santi Pietro e Paolo, patroni di Roma, la cui festività era tutelata dal Concordato.
Per i catanesi il 5 febbraio 2012 non cambierà nulla perché, per ironia della sorte, cadrà proprio di domenica. Ma a partire dal 2013, se le cose non cambieranno, si dovrà spostare una festa dalla enorme partecipazione popolare e soprattutto dalla lunghissima tradizione.
Tutto questo perché una casta di politici, forse la più imbelle e vergognosamente impreparata degli ultimi 150 anni, ha deciso che in questo modo si risparmia e si lavora di più e dunque si può salvare la nazione dalla minaccia del collasso economico.
Ulteriori commenti sono superflui.