Il mistero dei tecnici dell'economia. Nessuno sa chi siano

Manovra finanziaria da “sangue e lacrime”, crisi che colpisce anche l’insospettabile Germania, agenzie di rating che ci dicono chi (e non perché) è a rischio fallimento, guerriglie in Gran Bretagna, emergenza carestia in Africa.

È questo il mondo, nel 2011, e sembra proprio un labirinto escogitato appositamente per non poterne uscire, un rebus senza soluzione.

Tra titoli da prima pagina e voci di corridoio si fa sempre più fatica a capire da che parte convenga girarsi. Se da un lato regna sovrana la preoccupazione e lo sgomento per la drasticità della manovra alla quale noi italiani dovremo tener conto, gli unici segni di soddisfazione (che sanno tanto di ghigni compiaciuti) provengono dalle inarrivabili stanze del potere di Bruxelles, dove misteriosi tecnici politici ed economici (non eletti direttamente) prendono a tavolino decisioni che probabilmente nemmeno la nostra classe politica riesce a comprendere.

La Bce compra 22 miliardi di titoli di stato e salva Italia e Spagna dal collasso. Le implicazioni e i motivi di operazioni come questa non sono per niente chiari, e se a breve termine possono apparire delle indispensabili  boccate d’ossigeno per i nostri debiti pubblici, poco e niente possiamo sapere sugli effetti che avranno tra qualche anno, quando probabilmente sarà troppo tardi per rimediare.

Nel frattempo, comunque, gli aspetti più delicati della maxi manovra, che sembra convincere poco persino il Governo, fanno scontenti tutti, tra chi la dichiara l’ennesimo tranello dei ricchi a scapito degli stipendi medio-bassi, e chi invece la ritiene più semplicemente un errore madornale per l’Italia intera.

Dall’altra parte dell’oceano le cose non sembrano andare molto meglio. Mentre il “povero” Obama con il suo bus “acchiappa-voti”  gira in lungo e in largo gli Stati Uniti, quella potenza a cui l’Europa era abituata a stendere il tappeto rosso ogni volta che il Kissinger di turno avesse il broncio, adesso è stata “declassata” dalla Standard&Poor’s, una delle potentissime ed intoccabili agenzie di rating che dicono chi e come si salverà nelle sabbie mobili del mercato globalizzato.

Gli Stati Uniti sono passati dal massimo giudizio, AAA, a quello appena inferiore, AA+, con tutte le polemiche e le critiche che ne sono seguite.

Ma ciò che sorprende di più sta nel fatto che stati e mercati sottostanno senza controbattere (o quasi) ai giudizi di agenzie private come la S&P, soggette a conflitti di interesse e non estranee a giochi di potere quasi mai presi in considerazione dai media.

E mentre in Occidente ci si fa confondere dagli strani giochi della finanza impietosa che decide chi sopravvivrà e a quali condizioni, il Sud del mondo paga, sempre di più, tra siccità e persecuzioni, stupri di massa e genocidi, proteste represse nel sangue e tutte quelle tragedie che sarebbe troppo facile non collegare a ciò che accade nel Nord del mondo, proprio in quelle inarrivabili stanze del potere di cui troppo poco si parla e di cui troppo poco si deve parlare.

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