Una vicenda decennale che forse sta vivendo il suo momento cruciale: parliamo della Ragusa-Catania, una delle arterie stradali più incredibili del Meridione, che serve la Sicilia sud-orientale. Una storia che da anni fa scorrere fiumi di inchiostro, al centro di programmi politici e di piani di rilancio del Mezzogiorno.
La Ragusa-Catania è una strada essenziale per il trasporto siciliano; circa 100 km d’asfalto che collegano il territorio ibleo al capoluogo etneo. Una via di comunicazione angosciante, pericolosa, impervia, che ogni giorno vede transitare migliaia di veicoli. Un percorso che dovrebbe essere prioritario nella rete viaria isolana e che invece si presenta come una snervante arteria secondaria.
Da Ragusa a Catania si impiegano circa un’ora e trenta minuti, un tempo abnorme e sconsiderato soprattutto se si tiene conto del flusso veicolare: camion provenienti dalle zone agricole dell’ibleo, viaggiatori che si avviano verso l’aeroporto di Catania e lavoratori pendolari che percorrono quotidianamente questo itinerario, non senza pericoli – come, ahimè, spesso testimonia la cronaca locale.
Un percorso tortuoso, con limiti di velocità che variano di continuo: da 50 km/h a 70, a 80, poi di nuovo a 50, e così via per tutto il tragitto. Tante curve, tanti incroci, tanti punti in cui la striscia continua è una costante apparentemente infinita. Incontrare un mezzo pesante sul proprio cammino vuol dire incolonnarsi in una fila di veicoli che spesso devono aspettare decine di chilometri prima di avere la possibilità di tentare un sorpasso. E bisogna stare attenti, ovviamente, ai numerosi autovelox disseminati nei punti più strategici.
Gli autobus di linea impiegano oltre due ore per collegare i due centri città (da Ragusa-Via Zama a Catania-Via D’Amico). Un viaggio sfiancante, lunghissimo. E pensare che negli ultimi due anni l’apertura dell’autostrada Catania-Siracusa ha permesso di ridurre già notevolmente i tempi di percorrenza dell’ultimo tratto, da Lentini a Catania.
Tutto questo pare sia, finalmente, un problema destinato a risolversi. Dopo anni ed anni d’attesa, martedì è arrivato il tanto sospirato finanziamento del Cipe: 217,7 milioni di euro destinati alla nuova SS 514 Rg-Ct, nell’ambito dei nuovi fondi stanziati per la Sicilia (1.960,5 milioni in totale). I giornali regionali hanno accolto la notizia con titoli a tutta pagina e trafiletti di giubilo, ma in realtà non è tutto concluso. Niente affatto.
In base ai dati forniti, per la realizzazione dell’opera servono 898,9 milioni di euro, dei quali 366,9 milioni in contributo pubblico. Il Cipe ha stanziato solo una parte, quindi servono ancora 149 milioni dalla Regione Siciliana, ma ancora non si sa né come né quando quest’ultima dovrebbe concederli. La restante fetta è a carico della ditta appaltatrice. La gara d’appalto può già essere indetta dall’Anas; le imprese che finora hanno presentato il project financing sono il gruppo Maltauro-Bonsignore-Tecnis (che ha il diritto di prelazione), Impregilo (quella del Ponte sullo Stretto) e Toto.
L’opera riguarda l’ammodernamento dell’attuale tratto di 76 km (SS 514 + SS 194) in una superstrada di 68 km a quattro corsie, che si innesterà nell’autostrada Ct-Sr e permetterà di collegare Ragusa e Catania in soli 45 minuti; la ditta vincitrice dell’appalto dovrà anche curare la manutenzione per i prossimi 40 anni.
Il tempo necessario per la realizzazione dell’opera si aggira tra i 4 e i 5 anni, ma bisognerà vedere quando si comincerà e soprattutto sperare che non vi siano blocchi, sospensioni, ricorsi e altri problemi che notoriamente imperversano nella realizzazione delle opere pubbliche nel Meridione.
Nel frattempo, però, verrà aperto il nuovo aeroporto di Comiso: da un lato, questo permetterà di ridurre il trasporto via terra verso Catania di prodotti agricoli ragusani, imbarcandoli non più a Fontanarossa, ma direttamente nel nuovo scalo ibleo. Dall’altro, però, aumenterà il traffico (anche turistico) verso Ragusa e verso Comiso, creando nuove difficoltà alla precaria arteria attuale. Quanto passerà prima che si possa realmente “respirare” in questa desolata fetta di Trinacria? Non così poco da saltare di gioia. Tuttavia, vorremmo essere un po’ anti-letterari nello sperare che non si debba aspettare l’avvento dei posteri per avere l’ardua sentenza.