L’Ordine degli Ingegneri promuove “La settimana della cultura antisismica”

Nessuno sterile allarmismo, solo un invito alla riflessione. Bisogna ricordare un dato ineluttabile: quella in cui viviamo è un’area ad ampio e naturale rischio sismico. Impossibile prevedere un terremoto, anche se gli esperti parlano di un tempo di ritorno tra un evento e l’altro di circa 350 anni, ma ciò non significa che non si possano prevenire i danni, attrezzandosi e utilizzando al massimo la tecnologia moderna.

A due anni dal disastroso sisma dell’Aquila e a breve giro di boa da quello del Giappone si è parlato di terremoto al convegno tecnico-scientifico “Le costruzioni e il terremoto tra presente e passato”, organizzato dall’Università di Catania – Dipartimento di Ingegneria Civile e ambientale – con il contributo dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Catania presieduto da Carmelo Maria Grasso – aperto nell’aula magna di Ingegneria dal preside della Facoltà Luigi Fontana, che ha portato i saluti del Rettore dell’Università di Catania Antonino Recca. Gli interventi del direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università di Catania Enrico Foti e del presidente Grasso, hanno subito messo in evidenza i punti salienti del convegno: trovare una sinergia di conoscenze per mettere in sicurezza ciò che è già esistente.

«Riconquistare il nostro ruolo e produrre conoscenza personale e professionale sono opportunità che bisogna svolgere al meglio – sottolinea Foti – questo appuntamento di così forte attualità dopo il terremoto in Giappone mette in evidenza come la tecnologia sia in grado di indirizzare un’adeguata linea di confronto sul problema sismico che dall’emergenza conduce alla prevenzione, ad esempio rendendo antisismiche costruzioni storiche con interventi che non modificano l’estetica dell’edificio».

Necessità di un’informazione capillare e prevenzione sono stati i temi evidenziati da Grasso che ha anche annunciato per giugno la “Settimana della cultura antisismica”, organizzata dall’Ordine etneo con il coinvolgimento del Genio civile, del Dipartimento Protezione Civile, dell’Università, delle amministrazioni del territorio e di altri ordini professionali. «Le città non devono essere solo più belle e meno “energivore” – spiega Grasso – ma anche più sicure dal punto di vista sismico. Per affrontare una criticità che sempre coinvolge Catania, il rischio sismico, bisogna cominciare a utilizzare strumenti validi di prevenzione, tenendo ben presente che nel capoluogo etneo la quasi totalità degli edifici al centro storico non rispondono alle norme antisismiche e il 70% degli edifici in città sono stati realizzati prima del 1981, e quindi prima della cogenza della normativa antisismica. L’idea della “Settimana della cultura antisismica” nasce dall’esigenza di tracciare delle priorità: in primo piano c’è la necessità dell’approvazione del Piano regolatore che consenta interventi snelli per rendere gli edifici più sicuri. In Sicilia in qualche modo il Piano casa si poneva questo obiettivo escludendo di fatto i centri storici, bisognerebbe invece bilanciare una legge ordinaria che consenta anche questo tipo di intervento. Quello di riprogettare in sicurezza e in bellezza con opere di architettura contemporanea deve essere una scommessa che la città deve vincere, così come accade già in tante altre metropoli europee: da Berlino a Barcellona».

Nella prima sessione di lavori – presieduta da Massimo Cuomo, dell’Università di Catania – sono stati analizzati i “Metodi di modellazione degli edifici in muratura” con Andrea Vignoli docente all’Università di Firenze, e lo “Studio e ricerca sul danneggiamento di strutture storiche esistenti” con Alberto Franchi, del Politecnico di Milano; nella seconda sessione guidata da Ivo Caliò (Università di Catania) si è parlato di conservazione del patrimonio storico con Paulo Lourenço, Università di Minho – Portogallo. «Trasferire le conoscenze tecniche per trovare delle soluzioni a salvaguardia del grande patrimonio storico della nostra città – sottolinea Caliò – pensiamo al terremoto di L’Aquila e al patrimonio storico perduto, si potrebbe cominciare dall’isolamento delle statue e oggetti d’arte nei musei, spesso con interventi anche poco costosi».

Le modalità tecniche di salvaguardia del patrimonio storico sono state approfondite nella terza parte del convegno – moderata da Aurelio Ghersi (Università di Catania) – con gli interventi di Giuseppe Oliveto, Università di Catania, e Luis Decanini, Università La Sapienza di Roma. La giornata si è poi conclusa con una tavola rotonda sul tema: “Le Costruzioni ed il Terremoto” moderata da Carmelo Maria Grasso, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania, a cui hanno preso parte: Luigi Bosco, Santi Cascone, Chiarina Corallo, Rosario Cucuccio, Giuseppe Galizia, Vera Greco, Paolo La Greca, Luigi Longhitano, Bruno Manfrè, Manlio Marino, Salvatore Maucieri, Michele Maugeri, Guido Monteforte, Giuseppe Di Natale, Gabriele Ragusa, Gaetano Sciacca, Riccardo Terranova, Andrea Vecchio.

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