Il recupero dei beni artistici e paesaggistici passa attraverso il FAI

Accade spesso di sfilare davanti a monumenti o luoghi d’interesse il cui valore storico ed artistico è deturpato dall’incuria e dal degrado. Per una terra come l’Italia che potrebbe fare del proprio patrimonio ambientale, archeologico, artistico e architettonico una delle principali fonti di ricchezza ciò è insopportabile e inconcepibile.

Dal 1975 il FAI (Fondo Ambiente Italiano) si adopera per far riemergere certi tesori nascosti e restituirli alla comunità. Ne abbiamo parlato con Giulia Miloro, Presidente Regionale del FAI.

«Il FAI è una fondazione senza scopo di lucro la cui attività si svolge tramite le varie delegazioni regionali e provinciali sparse in tutta Italia. Il nostro lavoro consiste nel ridare luce a tutti quei beni che sono abbandonati e dimenticati per cercare di recuperarli e riaprirli».

Gran parte dell’attività promozionale svolta dal FAI è incentrata su manifestazioni, come la 19° Giornata di Primavera svoltasi lo scorso week-end, che «hanno lo scopo di porre all’attenzione dei vari enti preposti questi beni dimenticati. Ne è un esempio Villa De Pasquale a Messina, un bene in possesso della Regione Siciliana che, non essendoci fondi disponibili per restaurarlo, era sempre chiuso e stava andando in degrado; grazie a questa giornata ed al numero enorme di visitatori, è stato messo in evidenza e lo stesso assessore ai beni culturali si è interessato e si è reso conto che sia un bene che vale la pena recuperare. Sarebbe importante avere un luogo del genere, idoneo a qualsiasi attività culturale e con un giardino bellissimo, sempre aperto al pubblico».

Ogni delegazione collabora per fornire un aiuto al recupero dei vari beni e ciò grazie al lavoro dei volontari, al libero contributo dei visitatori ed alle iscrizioni. «Noi siamo tutti dei volontari e spesso ci autotassiamo per affrontare le spese necessarie al recupero dei beni che curiamo».

«I beni vengono affidati al FAI che provvede al restauro. In Sicilia, per esempio, il demanio pubblico ci ha affidato in comodato il Giardino della Kolymbetra di Agrigento, che grazie ai soldi raccolti è stato rimesso in sesto ed oggi è uno splendido gioiello paesaggistico».

Il FAI, tuttavia, non si ferma qui, «perché una volta restaurato il bene, esso continua ad occuparsene per tenerlo al meglio. Come la villa gregoriana di Tivoli, che è una proprietà dello Stato, ma il FAI continua a lavorarvi per salvaguardarla».

Qual è la reale condizione dei monumenti in Sicilia, soprattutto per quanto riguarda fruibilità e promozione? Quale sarebbe la situazione senza il vostro intervento?

«In tutta Italia è più o meno così, tutto ciò che riguarda i beni culturali si ritiene non abbia importanza. Il turismo sarebbe la nostra salvezza economica e questo ancora non è ben compreso. Noi lavoriamo proprio per questo. Spesso si dice che il cittadino non ha interesse a riguardo: non è vero, perché noi abbiamo numeri straordinari, soprattutto per quanto riguarda i ragazzi. Nelle Giornate di Primavera sono gli studenti delle scuole a fare da cicerone; cerchiamo di insegnargli a conoscere questi posti, ad apprezzarli, a rispettarli. Il lavoro del FAI parte dal basso, in modo che un domani non ci sia lo stato di ignoranza ed indifferenza che abbiamo avuto noi. Moltissimi ragazzi si iscrivono al FAI, per lavorare e collaborare, e per noi questo è un grandissimo risultato. Il futuro sono loro».

Cosa dovrebbe essere fatto, secondo lei, a livello istituzionale?

«Si dovrebbe cercare di trovare questi fondi, che tra l’altro sono stati ulteriormente tagliati. Era prevista una protesta che poi è rientrata perché lo stesso governo si è reso conto del problema. Certi tagli non possono esserci, bisogna far capire che la nostra economia andrebbe molto meglio con il turismo; nel resto del mondo, anche dove non hanno niente, si inventano di tutto; noi invece teniamo in pessime condizioni molti luoghi. L’ente pubblico deve capire ciò e quando chiediamo alla gente di iscriversi al FAI è proprio per questo: più siamo, più forza abbiamo! Diventiamo, cioè, una voce forte in questo campo. Noi ci alleiamo per fare un lavoro di sensibilizzazione e siamo sempre pronti a dare una mano ed a collaborare; ciò che le istituzioni possono fare è ascoltarci…».

Torna in alto