Catania, primi del Novecento. Largo Paisiello è uno degli spazi più eleganti della Catania sfarzosa ed artistica della Bell’Epoque. In questo periodo, infatti, la via Pacini è un viale ampio ed alberato che fa da monumentale scenografia ad uno dei teatri più in voga: l’Arena Pacini appunto. Inaugurata nel 1877, costruita interamente in legno con tre ordini di palchi, ospita spettacoli di notevole livello artistico, dalla lirica alla prosa all’operetta. Poco distante vi è l’Arena Gangi, grande cinema inaugurato nel 1918, capace di ospitare ben 4500 persone. Vengono demolite la prima nel 1936 (ormai abbandonata) e la seconda qualche anno più tardi (ultimo film proiettato: “Il pugnale cinese” nel settembre ’38) .
Catania, oggi. Largo Paisiello è una selva di palazzi in cemento ed auto in sosta, preda dell’incuria e del degrado. Al posto dell’Arena Pacini, sotto la scalinata che porta al livello superiore della strada, vi è la “Fontana del centro cittadino”, progettata da Dino Caruso ed inaugurata nel 1956. A cavallo tra gli anni ’50 e ’60 l’INA Assicurazioni ha costruito diversi edifici e nello stesso periodo veniva ultimato anche l’adiacente grattacielo Generali.
La mutazione di questo angolo di città è stata radicale in meno di mezzo secolo. Ciò che non è mutato, tuttavia, è la funzione aggregativa che esso ha: luogo di ritrovo culturale allora, luogo di ritrovo giovanile oggi. Il cuore pulsante della zona, infatti, è il celebre “Squibb” (o “Squib”?; o “Squeeb”? magari un giorno ve lo raccontiamo…), un ampio terrazzo (proprio laddove vi era l’Arena Gangi) che sovrasta alcuni botteghe e l’autorimessa Centrale. Writer, breaker e skater, ma non solo, si ritrovano da decenni in questo spiazzo che è parte integrante della storia recente della città etnea. Ogni graffito è testimonianza del passaggio di generazioni, anche se adesso l’intero complesso è eccessivamente preda di scritte e disegni che ne deturpano l’immagine.
Da un anno esatto – era il marzo 2010 – l’ingresso allo spiazzo, causa inagibilità, è sbarrato da una cancellata e da un divieto di transito. “In realtà – sottolinea Francesco Vitale, il vulcanico portiere del grattacielo Generali – in questi dodici mesi non è stato fatto alcun intervento. Negli ultimi tempi un negozio sottostante ha effettuato lavori, a proprie spese, per ovviare ad infiltrazioni e cedimenti strutturali del tetto; poi, nient’altro. Il cancello ed il divieto, inoltre, fanno ben poco per impedire alla gente di entrare, visto che il muro di recinzione è alto appena un metro ed è quindi facilmente valicabile”.
Negli anni ’90 l’Ina ha venduto i propri immobili, ma “non si è mai ben capito chi effettivamente sia divenuto il proprietario dello spiazzo, che è comunque gestito dal Comune”, afferma un residente della zona che preferisce l’anonimato, che aggiunge: “Sotto, in via Cimarosa, proprio accanto all’autorimessa, ci sono dei bagni pubblici inutilizzati da oltre un decennio. Riaprirli sarebbe un gesto apprezzabile, considerando che le scale accanto alla fontana vengono usate come latrina in mancanza di altri servizi igienici”.
Dello stesso avviso anche uno dei dipendenti dell’autorimessa, che aggiunge: “Da anni si verificano infiltrazioni dal tetto, probabilmente la guaina che riveste la pavimentazione dello spiazzo è rovinata e nei locali si possono notare ampie macchie di umidità”.
Largo Paisiello e la sua gente, dunque, reclamano un ritorno al decoro ed all’ordine, che possano rendere questo luogo degno delle memorie storiche che porta con sé. Porgiamo un invito all’amministrazione comunale affinché possa fornire delle risposte certe ai cittadini ed attivarsi per riconsegnare questo importante angolo alla città.