Immigrazione, "no" di 5 sindaci del calatino al piano per il residence di Mineo

No di 5 sindaci del Calatino al piano – Maroni sull’utilizzo del Residence degli Aranci di Mineo per fare fronte all’emergenza – sbarchi. I sindaci di Caltagirone (Francesco Pignataro), Mineo (Giuseppe Castania), Grammichele (Giuseppe Compagnone), Ramacca (Gianniantonio Malgioglio) e Castel di Iudica (Nicola Pirotti), interpreti delle volontà largamente diffuse in queste comunità, hanno inviato stamani una lettera al ministro dell’Interno Roberto Maroni, e per conoscenza al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e al presidente della Provincia regionale di Catania, Giuseppe Castiglione. Ecco il testo.

“Solidarietà e integrazione sono due valori che appartengono al Dna delle comunità del Calatino. Proprio per questo il cosiddetto <Villaggio della solidarietà> di Mineo non ci convince.  Non ci piace l’idea che almeno duemila persone vengano deportate in un luogo senza i necessari presidi e senza vere opportunità di inclusione, in una condizione di segregazione che potrebbe preludere da un lato a rivolte sociali, dall’altro indurre alcuni di loro – a fronte di una stragrande maggioranza pacifica e ispirata alle migliori intenzioni – a mettere a dura prova le condizioni di sicurezza del territorio.

Abbiamo apprezzato il tentativo del presidente della Provincia regionale di Catania, Giuseppe Castiglione, di trovare una sintesi fra le diverse posizioni. E diamo atto al presidente della Regione Raffaele Lombardo di avere contribuito a tenere alta l’attenzione del governo nazionale sulla necessità che sia il Paese intero, e non la sola Sicilia, a farsi carico dell’eventuale emergenza – sbarchi. Ma il <modello – Mineo>, così come prospettatoci dal ministro Maroni, non risponde all’idea che abbiamo consapevolmente maturato, sulla scorta dell’esperienza di effettiva integrazione da noi portata avanti nelle nostre comunità. Le chiare prese di posizione delle organizzazioni di volontari che ogni giorno si impegnano su questo versante dovrebbero indurre lo stesso governo a riflettere su questa impostazione, a rendersi conto che, al di là delle buone intenzioni, al Residence degli Aranci si rischia di innescare una bomba sociale dalle enormi proporzioni, a scapito dei rifugiati stessi, delle nostre popolazioni e di quanto esse hanno sin qui realizzato per un’accoglienza sostenibile ed efficace.

A Maroni abbiamo fatto una proposta concreta, dichiarandoci pronti ad accogliere 400 immigrati nei “salotti buoni” delle nostre città, alcune delle quali dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità, secondo una logica di inclusione vera. Ma all’integrazione concreta il ministro preferisce altre soluzioni sperimentali.  Il nostro concetto di accoglienza, sperimentato con risultati positivi, come attestato dagli apprezzamenti dei più autorevoli organismi, è un altro. La vera accoglienza si costruisce solo dentro un tessuto di relazioni e una rete diffusa di servizi che – questa sì – aiuti gli immigrati a inserirsi, per piccoli gruppi, nelle comunità e rappresenti per loro e per le professionalità che si trovano numerose e qualificate nel nostro territorio, un’effettiva opportunità”.

 

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