«Vogliamo un mondo basato sulla giustizia sociale, sulla solidarietà, sul rispetto reciproco, sul dialogo, su un’equa distribuzione delle risorse».
Con queste parole Emergency si è presentata venerdì 25 Marzo alle Ciminiere di Catania. Davanti ad una sala che registrava il tutto esaurito, Gino Strada e Maso Notarianni (nella foto di Marco Di Mauro) hanno presentato il nuovo progetto che l’ONG intende portare avanti: una rivista in cui si affronteranno i problemi che da anni Emergency tenta di risolvere sul campo.
E’ proprio Notarianni, condirettore del nuovo mensile, “E”, che ci spiega in linea generale come sarà strutturata la rivista. «Sarà uno sguardo sull’Italia e sul mondo attraverso gli occhi di Emergency; si occuperà dei nostri temi, quindi dei diritti, della pace, della violenza che genera solo altra violenza. Sarà comunque un giornale come tutti gli altri, con una linea editoriale precisa, che è quella del Manifesto di Firenze, il quale sostiene un concetto molto semplice, e cioè che se si applicassero le Convenzioni e i documenti come la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo o la Costituzione italiana, staremmo tutti molto meglio».
Notarianni ha risposto anche alle domande sulla guerra in Libia, ponendo l’accento su quanto «Ipocrita e sbagliata sia la posizione dell’Occidente», che interviene solo quando ha interessi economici e lo fa comunque in modo inaccettabile.
Una volta cominciata la conferenza, tra divertenti aneddoti e inaspettate curiosità Strada e Notarianni hanno raccontato il modo in cui è nata l’idea di questo mensile, ricordando tutti coloro che hanno preso parte al progetto, tra cui artisti molto noti come Claudio Bisio e Neri Marcorè, che si occuperanno delle rubriche più «leggere».
Notarianni ha anche parlato di quanto «Bello da vedere sarà questo giornale, ci saranno foto fantastiche». Inoltre ha precisato che il giornale sarà «Ovviamente no-profit: ogni copia venduta in più aggiungerà soldi per costruire ospedali.»
«Ma questo sarà un giornale di storie, storie comuni, da raccontare, storie di persone che hanno molto da dire. E noi crediamo che sia fondamentale raccontare storie, perché c’è bisogno che la gente ritorni a parlarsi, a confrontarsi. Ormai non ci si parla più, neanche nelle piazze, dove prima si raccontavano le storie di tutti» .
Secondo Emergency, questo non parlarsi è dovuto alla cultura della guerra, della barbarie della violenza di cui ormai sembriamo essere dipendenti. «Ormai siamo assuefatti a qualsiasi scandalo e a qualsiasi ingiustizia. Fino a qualche anno fa nessuno avrebbe permesso che si maltrattasse la scuola pubblica, mentre adesso non reagiamo più. Per questo vi chiediamo di partecipare a questo nostro progetto, per reagire, per ricominciare a pensare e a prendere in mano la nostra vita.»
Dopo Notarianni, è stato Gino Strada, accolto da scroscianti applausi, a prendere la parola.
Strada si è mostrato inizialmente amareggiato e pessimista, affermando che, nonostante la nascita dell’Onu e di tutti i movimenti pacifisti, ancora oggi è presente nel mondo il nazismo ed il fascismo, è presente l’odio tra le persone, l’aggressività economica, l’esigenza militare.
Dopo essersi soffermato sull’evento che «Ha davvero cambiato la storia dell’uomo», il lancio della bomba atomica, Strada ha raccontato un episodio del 1962, quando, per una decisione umana si è evitata la terza guerra mondiale. Sarebbe stato un inimmaginabile scontro nucleare tra Usa e Urss, ma, il terzo ufficiale del sottomarino sovietico negò l’attacco. Tutto questo si venne a sapere solo quarant’anni dopo, nel 2002.
Collegandosi a quello che poteva essere l’inizio della fine dell’uomo, Strada ha tirato in ballo proprio il discorso del nucleare, sostenendo quanto devastante possa essere questo tipo di energia. Ha sottolineato che in Italia abbiamo 90 testate nucleari («Centinaia di volte più potenti della bomba gettata su Hiroshima») che secondo i nostri politici dovrebbero garantirci la sicurezza ma che, secondo lui, garantiscono solo pericolo.
Tra osservazioni inquietanti e battute sarcastiche Strada non ha mai smesso di dire quanto sia doveroso e necessario abbandonare la guerra e tutto ciò che essa implica.
Sostenendo che questa distruggerà l’uomo, il tono si è fatto quasi solenne quando ha affermato che non è più possibile rimandare questa discussione: «Bisogna abolire la guerra». Dopo avere ricordato che Ecuador e Costa Rica hanno abolito i loro eserciti, Strada ha quasi convinto il pubblico presente affinché pure l’Italia possa fare lo stesso.
Ricollegandosi alla potenza incontrollabile dell’energia nucleare, ha spiegato i motivi per cui questa possa essere letale per il genere umano e, con sconforto, ha posto l’accento su quanto tenui siano ormai diventate le battaglie per il disarmo atomico.
Passando dalla preoccupazione alla rabbia, Strada ha ricordato l’art. 11 della Costituzione italiana, “L’Italia ripudia la guerra…”. Soffermandosi sulla forza e sull’unicità del verbo ripudiare, ha spiegato quanto lontani siamo oggi da quel sano disprezzo e disgusto nei confronti della guerra.
In relazione anche alla Costituzione, Strada ha proposto un movimento in base al quale i cittadini chiedano ai candidati (a prescindere dal loro colore politico) di votare una legge che riduca ogni anno del 20 per cento le spese militari.
Collegandosi, quindi, ad un altro valore che, secondo Emergency, è sempre più minacciato, cioè quello della democrazia, Strada si è detto meravigliato del fatto che «dobbiamo pronunciarci per il referendum sulla caccia, ma non per quello sulla caccia all’uomo». Rimanendo sul problema democratico, ha parlato anche di come il virus del profitto senza scrupoli abbia ormai invaso ogni campo della nostra società, riducendo alla miseria il settore pubblico.
Strada ha concluso il tema sostenendo che in una società civile è necessario che vi siano alcune aree sacre, inviolabili dal profitto, e tra queste figurano sicuramente la sanità e l’istruzione.
Dopo aver considerato un crimine il privatizzare sanità e sistema scolastico, Strada ha spiegato come questo liberismo sfrenato possa portare solamente alla competizione e alla prepotenza.
Ma la fine della conferenza ha mostrato tutta l’energia e la forza di Emergency. Strada si è detto, infatti, fiducioso del fatto che combattendo potremo uscire da questa crisi culturale e civile e ha definito la cultura della pace un’«utopia che deve diventare un progetto».