Le rivolte d’Egitto e di Tunisia sono considerate da molti un avvenimento talmente importante per la storia degli ultimi secoli da poter essere paragonate solo alla Rivoluzione Francese. “I prossimi regimi ad andare quanto meno in crisi – sostiene lo scrittore iracheno Younis Tawfik – saranno quello algerino e quello libico. Ma l’onda proseguirà, non si fermerà al Nord Africa. Questo è un uragano che andrà avanti fino a Damasco.”
Come in ogni evento del genere, tuttavia, le grandi città cuore della rivolta subiscono danni ingenti e razzie. È il caso, come già citato nei giorni scorsi dai telegiornali di tutto il mondo, del Museo Egizio del Cairo, patrimonio di inestimabile valore. Il 29 gennaio, infatti, era stata lanciata la notizia che nel corso delle sommosse popolari egiziane il museo era stato preso di mira, con lanci di molotov e saccheggi; l’esercito è riuscito nel giro di poche ore a ristabilire l’ordine nei pressi dell’edificio, ma dai primi controlli è stata purtroppo riscontrata la distruzione di due mummie faraoniche.
Ieri è giunto il referto ufficiale sui danni e i furti effettivamente subiti dal Museo del Cairo: si tratta di una statua in legno dorato di Tutankhamon portato da una dea e parte di un’altra del re mentre caccia con l’arpione; di una statua della dea Akhena, di una di Nefertiti che fa offerte; della testa in arenaria di una principessa di Amarna; di una statuetta di pietra di uno scriba di Amarna; di 11 statuette in legno dello Yuya e di uno scarabeo a cuore dello Yuya. A riportarlo sul proprio sito (www.drhawass.com) è il responsabile delle antichità egizie Zahi Hawass, il quale si dice preoccupato della sicurezza dell’Egitto a due giorni dalle dimissioni di Mubarak.
Il Museo del Cairo, aperto nel 1858 con le collezioni di Auguste Mariette (il celebre archeologo francese al servizio di Isma’il Pasha) dal 1900 si trova stabilmente in un edificio nel cuore della capitale egiziana, affacciato proprio su Piazza Tahrir che in queste settimane è stato il fulcro delle rivolte del popolo egiziano. Esso espone circa 136.000 reperti archeologici dell’antico Egitto (ma tanti altri si trovano nei magazini).
In Italia, a Torino, vi è il secondo Museo Egizio al mondo per importanza (tra l’altro la sua fondazione, da parte di Carlo Felice, è antecedente a quella dello stesso museo del Cairo, essendo risalente al 1824). La sua attuale direttrice, Eleni Vassilika, si è dichiarata “molto triste per quanto è successo al museo del Cairo, ma anche fiduciosa che questi preziosi reperti saranno ritrovati” in quanto “nessun privato che avesse i soldi necessari ad acquistare queste opere si azzarderebbe a comprarle. Sarebbe troppo rischioso”.
La polizia e l’esercito egizio si sono già messi al lavoro per ritrovare i reperti, iniziando ad interrogare coloro che sono stati arrestati nel corso delle sommosse.