C’è un progetto che permetterebbe ai catanesi di percorrere in meno di 5 minuti il tragitto da casa al lavoro, lo stesso che oggi “condanna” decine di migliaia di cittadini a oltre un’ora di estenuante guida nel traffico? Il progetto è reale, esiste già sulla carta, ed è una di quelle idee talmente innovative da dividere l’opinione pubblica: a chi piace e a chi no, fiduciosi contro scettici. In due parole: funivia urbana (nella foto quella di Caracas).
Il “colpo di genio” è nato nelle stanze della Facoltà etnea d’Ingegneria, tra le ricerche del Dipartimento di Architettura e Urbanistica dove il professore Maurizio Spina guida dottorandi e studenti nell’indagine sulle realizzazioni e funzioni di questo macchinario nel mondo.
L’idea ha interessato gli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti della provincia di Catania – presieduti rispettivamente da Carmelo Maria Grasso e Luigi Longhitano – e le loro Fondazioni, dirette da Santi Maria Cascone e Carlotta Reitano, che gli hanno dedicato un seminario dal titolo “Aerial Tramways. Infrastrutture innovative per l’intermodalità nel trasporto pubblico. Una ricerca di pianificazione urbanistica per l’area metropolitana catanese”.
Traducendo il titolo per i non addetti ai lavori la funivia integrerebbe il percorso dei mezzi di trasporto già esistenti, quali autobus e metropolitana, alleggerendo il traffico nei punti cruciali in entrata e in uscita di Catania, intesa insieme a tutto il suo circondario di paesi.
In parole semplici ecco come funzionerebbe: «Dopo diversi studi sulle caratteristiche del territorio abbiamo rilevato tre possibilità di tragitto partendo dai comuni ai piedi del vulcano – ha spiegato Spina – la prima fino ai nuovi limiti dell’urbano consolidato e dunque la cintura di Gravina, Sant’Agata Li Battiati e San Gregorio; la seconda in prossimità della circonvallazione, dei parcheggi scambiatori e della circumetnea (nodo Gioieni, Giuffrida, Ognina); l’altra che penetri fino al cuore della città, piazza Duomo». Dopo aver installato nelle zone i piloni strategici, con funzione di stazioni per le cabine – veri e propri autobus che si muovono sulla fune – questi i risultati in cifre: partenze ogni minuto per un totale in media di 3.mila persone trasportate all’ora.
Dubbi sull’impatto ambientale e sulla sicurezza? «Il progetto per Catania – ha assicurato Spina – rappresenta un’opera di dimensioni assolutamente fattibili se confrontata con altri esempi e primati nel mondo. Questo comporta costi bassi e un pericolo di incidenti molto basso. Non solo, la funivia è interamente eco-sostenibile: non ingerisce sul cuore storico ma lo sfiora, può essere alimentata da energie alternative, esclude l’uso del mezzo privato favorendo un flusso “ecologico” di pedoni, biciclette, mezzi pubblici e scongiurando ogni inquinamento e congestione».
E non finisce qui: i piloni avrebbero funzione di strutture ricettive e commerciali, attirerebbero su di sé i cartelloni pubblicitari sparsi nelle vie, e la loro gestione compenserebbe un eventuale esproprio di terreno; mentre le cabine sarebbero accessibili ai diversamente abili e alle biciclette.
A beneficiarne sarebbe anche il patrimonio culturale della città: «Ammirare una città dall’alto è sempre seducente – ha continuato Spina – la funivia conserverebbe sempre il fascino dell’attrazione turistica soprattutto se sfruttata per valorizzare i punti panoramici di Catania. Inoltre un’altra possibilità potrebbe essere quella di una seggiovia che colleghi tutti i siti Unesco del nostro territorio. E poi, Catania sarebbe la prima città europea e tra le prime al mondo a sfruttare questo mezzo a 360 gradi, ne diventerebbe essa stessa un’attrattiva mondiale, bella dal punto di vista architettonico».
In altre parole i vantaggi oscurano qualsiasi ostacolo, eppure è spontaneo chiedersi se verrà mai realizzata, se la funivia di Catania sarà un’altra delle storiche utopie della Sicilia. «Non è sempre la burocrazia o la politica a decidere – concludono insieme i presidenti Grasso e Reitano – a volte è il cambio di visione culturale da parte del popolo che segna la svolta». Dunque più che nella responsabilità delle istituzioni il futuro della città sia nella volontà dei cittadini.