Etnafest, si chiude il mese dedicato all'Opera dei Pupi

La parola “successo” è quella che più si addice alla vetrina che nel mese di novembre Etnafest ha dedicato all’Opera dei Pupi, affidandosi alla maestria di chi, come i Fratelli Napoli, da quattro generazioni dedica anima e corpo a questa tradizione.

Il prossimo (sabato 27 e domenica 28 novembre) sarà l’ultimo week end offerto dalla Provincia regionale di Catania al Teatro Stabile dell’Opera dei Pupi delle Ciminiere: per la regia di Fiorenzo Napoli, andrà in scena “ ‘A Valli, ovvero la morte dei paladini a Roncisvalle”, spettacolo originale scritto a quattro mani dal regista e da Alessandro Napoli, per pupari, pupi e cantastorie.

«Quando con mio cugino Fiorenzo, nella piccola bottega di via Reitano, abbiamo ideato questo spettacolo – spiega Alessandro Napoli – ci siamo chiesti come far comprendere a un pubblico nuovo una rappresentazione di un’ora e mezza, cercando di capire cosa avessero rappresentato gli eroi paladini per tante generazioni di siciliani e cosa continuassero a significare per noi, ostinati pupari che senza soluzione di continuità, dal 1921 ad oggi, cerchiamo di mantenere viva la tradizione dell’Opra a Catania». La scelta è poi ricaduta su un episodio dalla grande vocazione tragica e scenotecnica, che contraddistingue la tradizione catanese dell’Opra: quale miglior messaggio se non quello legato all’eroica morte di Orlando e dei paladini a Roncisvalle per il vile tradimento di Gano di Magonza, per emozionare e far riflettere il pubblico moderno? «Vogliamo ricordare – continua Napoli – il massacro perpetuato in sette sanguinosissime serate che ha lasciato una traccia divenuta proverbiale: i pupari le chiamavano “le sette serate di Roncisvalle “A Valli” e ancor oggi i catanesi, per indicare eventi di grande portata usano l’espressione “E’ successa la Valle!”». Con un salto nel tempo, ecco dunque spiegata l’origine di quello che soprattutto per i più giovani è solo un modo di dire: assistere allo spettacolo sarà quindi una preziosa occasione per saperne di più e capire che quella era una “valle” di sangue per i paladini trucidati e di dolore per pupari e spettatori, che in sette sere di lacrime si consumava nei teatrini di quartiere.

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