Quelli dello Jägermeister: Gerardo Liguori

Ha appeso le scarpette al chiodo alla veneranda età di 46 anni: Gerardo “Gerry” Liguori, catanese d’adozione ma napoletano d’origine, è attualmente alla guida dell’Azzurra Basket, la società di pallacanestro di Belpasso che oggi è tra le sorprese della Serie D.

«Ho fondato questa squadra cinque anni fa. Abbiamo iniziato solo con l’attività giovanile, ottenendo ottimi risultati. In poco tempo, infatti, vari ragazzi sono stati scelti nelle selezioni provinciali e regionali. Uno dei nostri, Sandro Paolo Listwon, nato nel 1993, è stato recentemente ceduto alla Siviglia Wear Teramo in Serie A ed è in nazionale under-16. Da questa stagione, con la prima squadra siamo in Serie D, dopo aver vinto la Promozione, con 29 successi su 30 partite. Io ricopro il ruolo di direttore tecnico, coadiuvato da altri allenatori.»

Quando ha iniziato a giocare a pallacanestro?
«A 13 anni, nel 1973, un po’ tardi. Ho cominciato a Napoli: allora c’erano due società, una in Serie A e una in Serie B. Io facevo parte della seconda squadra, l’Ovomaltina. Ho esordito a quindici anni in B: mi chiamò in causa il mio allenatore perché mancavano tre giocatori e nel riscaldamento si era infortunato uno dei titolari. Quel giorno segnai dieci punti al Latina. Inizialmente giocavo come “4-5”, cioè ala grande-pivot, o anche ala piccola. Con il tempo mi sono spostato a giocare come centro. Poi a sedici anni sono passato alla Fag Napoli, in Serie A2, per un biennio. Nel 1977 mi trasferii in Sicilia, acquistato dall’Amaro Harris Messina, in Serie B. Lì giocai tre stagioni.»

Come arrivò a Catania?
«Trovato e Cutugno dello Jägermaister mi hanno contattato nel 1980, quando come allenatore c’era Molino; mi presero insieme a Tiseno. Abbiamo fatto un bel campionato, me lo ricordo con piacere. Sono rimasto anche l’anno successivo con Rocchi allenatore e poi ho conosciuto mia moglie proprio in città. Erano dei bei tempi, diventai amico con molti dei miei compagni.»

Con chi legò di più?
«Un po’ con tutti. Sicuramente con Davide Aretino, che mi piacerebbe sentire di nuovo, con Corbi, che tutt’ora gioca con me e che veniva da Roma con Rocchi. Ricordo poi Rossi, che oggi vive a Reggio Calabria. Mi incontro spesso con Enzo Calì ed Enzo Privitera.»

Com’è continuata la sua carriera?
«Sono tornato al Messina nel 1982 e ho fatto altri quattro campionati in Serie B. Poi ho girato in Puglia, a Bari e Corato, sempre in B. Nella seconda società, ero in squadra con Mark Campanaro, ex atleta di A1. Infine, mi sono stabilito in Sicilia: prima a Comiso, mia ultima esperienza in B, poi ho girato varie squadre della provincia di Catania di Serie C2, tra cui Gravina e Inessa Santa Maria di Licodia. Mi sono ritirato due stagioni fa dopo l’esperienza da allenatore-giocatore con il Paternò e oggi alleno l’Azzurra»

Punterà a tornare in C2 con la sua squadra?
«Come primo campionato, siamo partiti senza velleità di promozione. Però strada facendo ci potremmo provare, anche se ci sono varie squadre forti come Cus Catania, Messina e Capo d’Orlando. Nel futuro potrebbe essere un obiettivo, ma non abbiamo sponsor, andiamo avanti solo con i centri minibasket. Se ci fosse la possibilità economica di disputare la C2, ci proveremmo. Oppure aspetteremo un po’ di anni, in attesa che i ragazzi di 13-14 anni del settore giovanile crescano.»

Quando ha iniziato ad allenare?
«Ho fatto il corso almeno quindici anni fa, rimanendo comunque in campo. Prima mi sono occupato del settore giovanile, poi ho ricoperto il doppio ruolo di allenatore-giocatore, fino al mio ritiro.»

Chi è stato un modello nella sua attività?
«Da giocatore Dino Meneghin: ci siamo incontrati anche in campo, da avversari, e al corso per allenatori a Bormio. È stato sempre lui il mio idolo, il mio punto di riferimento. Parecchi allenatori hanno avuto un ruolo importante nella mia vita: purtroppo, quello che ho avuto a Catania non c’è più, Rolando Rocchi. Era di Roma e aveva anche giocato con la Stella Azzurra in Serie A; due anni dopo il suo arrivo ha contratto un brutto male ed è morto. È stato uno dei migliori, mi è rimasto impresso. A livello giovanile, ricordo Salvatore Furnari, che mi ha fatto venire a Messina, e l’argentino Carlos D’Aquila, che ho avuto a Napoli.»

Qual è stata la partita più emozionante?
«Me ne ricordo tante. L’esordio, prima di tutto. A Catania, quando c’erano i derby contro la mia ex società messinese o quando sono tornato da avversario al palazzetto di Napoli, dove ho iniziato a giocare. Anche i derby siciliani, contro il Marsala, quando c’era Silvester. Con il tempo, però, ho acquisito più esperienza e l’emozione è diminuita.»

Quali sono state le stagioni più belle che ha vissuto?
«Quando sono stato promosso con il Messina, in B d’Eccellenza, e con l’Angiulli Bari, nel 1989. Anche a Corato mi sono trovato benissimo: sono stato il quinto della Serie B per il maggior numero di punti e tra i migliori rimbalzisti.»

Roberto Quartarone

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