Dal primissimo numero di Corridoio, il #1 (dicembre 2003/gennaio 2004) riproponiamo la storia di come venne costruita la ferrovia sotterranea tra Ognina e la stazione e l’origine della spiaggia di San Giovanni li Cuti.Negli anni cinquanta, la ferrovia della Sicilia Orientale, nel tratto Ognina-Stazione centrale a Catania, passava esternamente, cioè non era in galleria come è adesso dopo aver superato la via Fiume a Picanello. Allora infatti, la strada ferrata continuava per le odierne via Messina, per via del Rotolo e per tutto il lungomare e, per la strada, si trovavano molti passaggi a livello con relative case cantoniere. Il lungomare da piazza Nettuno a piazza Giovanni XXIII, fino al dopoguerra, era tutto sciara e lì si trovava una delle più grandi cave di pietra della provincia di Catania, tanto che attorno si erano venute a creare molte botteghe che producevano ogni sorta di oggetti in pietra lavica, come le basole, di cui le strade del centro tuttora sono rivestite.
Verso la fine del 1955 si sentì la necessità di far passare la linea ferroviaria in galleria, così che tutta la zona potesse diventare residenziale. In quegli anni il posto era quasi disabitato: dove ora inizia la circonvallazione, cera solo campagna, alcuni terreni erano coltivabili e altri incolti. Proprio questi ultimi furono espropriati per farne il deposito dei materiali che sarebbero stati estratti dalla perforazione del terreno.
Dopo un po di problemi si incominciò a lavorare. La gara dappalto aveva stabilito che la prima parte fosse realizzata dalla ditta Pancera e la seconda dalla Mediterranea. Io lavoravo per la seconda e venni assunto nellottobre 1956, quando il fronte della galleria aveva già raggiunto via Galatioto. Da lì si continuò seguendo la direzione che oggi percorre via Re Martino, girando in via Timoleone e imboccando via Messina fino a piazza Santa Maria la Guardia. I primi problemi si incontrarono in via Timoleone allincrocio con via Principe Nicola. Là, infatti, la distanza fra superficie e galleria era di appena 10 metri e, quando si facevano esplodere le mine per aprire un varco, se in quel punto cera roccia lavica in superficie le case si limitavano a tremare, ma se capitava del terreno più friabile per proseguire gli scavi spesso bisognava evacuare la zona.
Dalla chiesa della Guardia fino alla stazione centrale il tunnel è stato costruito a cielo aperto e poi ricoperto. Per spianare, venne estratta una quantità enorme di materiale che è stata scaricata tutta tra San Giovanni Li Cuti e linizio di viale Africa. Questa zona era perlopiù scogliera, quindi i massi che ora si trovano lì sono tutti quelli scartati durante la costruzione della galleria. Linaugurazione è avvenuta poi, tra la fine del 1958 e il linizio del 1959.
Domenico Marraffa