Il calcio occidentale è in crisi profonda. Troppi soldi, troppi interessi e troppi intrighi. L’ultimo mondiale ne è una prova: solo Germania e Inghilterra hanno saputo tenere alta la bandiera europea di fronte a Corea, Giappone, Turchia, Senegal e compagnia bella. Un disastro. Girando un po’ il mappamondo però c’è una nazione, fresca d’indipendenza, che non vive di certo questi problemi. Anzi sta crescendo e l’ingresso nell’Uefa la scorsa stagione ne è una prova. Massimo diecimila spettatori per partite di serie A, formata da appena dodici squadre, giocatori al livello della serie C1 italiana, qualche straniero qua e là. Sto parlando del campionato del Kazakhstan, dove il calcio non è affatto il business che è qui in Europa. La massima serie presenta tra le squadre di lunga tradizione: il Genis di Astana, la capitale, il Kairat di Alma-Ata, la città più popolosa, e l’Atyrau, la seconda città del paese. Nel X campionato – quello del 2001 – i Genis hanno vinto davanti all’Atyrau. E io vorrei parlare proprio dell’Atyrau. Durante l’undicesimo campionato mi è capitato di conoscere un ragazzo kazako, tifoso di questa squadra, e me ne ha parlato. Nel 2001-2002 la squadra contava appena uno straniero, Rahman Asuhanov, nato in Cecenia, che era la seconda punta. Davanti a lui stava Makaev, che ha avuto anche un’esperienza fortunata in Belgio, vice capocannoniere con 16 gol nella scorsa stagione. In porta trovava posto il titolare della nazionale kazaka, Oleg Voskoboinikov, il migliore del campionato (nelle prime 10 partite di quel campionato subì appena 3 gol!). A centrocampo il leader era Piotr Anisim, beniamino dei tifosi e assist-man. La difesa ben protetta da Pas’ko, Sejtaliev e Bordolimov. Insomma, una squadra con i fiocchi che si stava preparando all’esordio (poi sfortunato, data l’eliminazione ad opera del Púchov, 0-0 in casa e 0-2 in Slovacchia) nella Coppa Uefa 2002-2003. Intanto in campionato era seconda dietro l’Irtysh e davanti al Genis. Senza tutti quei soldi che circolano in occidente si può ben capire che questo è tutto un altro calcio, tecnicamente forse più scarso, ma sicuramente meno stressante e più appassionante…
Testo di Roberto Quartarone,in collaborazione con Yerzhan Kusmbaev